E proprio il grande rosone circolare nasconde una curiosità: guardandolo attentamente si nota che il motivo centrale attorno al quale si spandono a raggiera i diciotto petali è costituito da una Triplice Cinta di forma circolare, lo stesso motivo ornamentale che si ripropone sul pavimento interno. Varcando la soglia ci si lascia avvolgere dalla solennità delle tre navate che scorrono imponenti divise da 16 colonne su cui poggiano archi e finti matronei. Nella cripta settecentesca, oltre alle reliquie di Santa Colomba e di San Sabino sull’altare maggiore, desta particolare attenzione l’icona della Madonna Odegitria. Si tratta di una tavola in stile bizantino legata ad una leggenda risalente ai tempi delle persecuzioni iconoclaste dell’imperatore bizantino Leone III Isaurico. Nell’VIII secolo i monaci che custodivano la preziosa tela decisero di porla in salvo a Roma presso papa Gregorio III. Si recarono al porto di Costantinopoli travestiti da marinai e imbarcarono segretamente il ritratto.
Scampata miracolosamente ad una tempesta, la nave approdò infine al porto di Bari ma i marinai baresi scoprono il vero contenuto dei due monaci costringendo questi alla fuga. Ecco come l’icona venne trattenuta a Bari, celebrata da tutta la cittadinanza con una solenne processione ed esposta in quella che una volta era la Chiesa dell’Assunta, oggi diventata la Cripta della Cattedrale di San Sabino. L’immagine qui custodita non è però l’icona originaria, probabilmente andata distrutta durante l’assedio turco di Costantinopoli nel 1544. Sarebbe infatti una delle tante copie eseguita con tutta probabilità dal pittore Onofrio Palvisino da Monopoli, secondo la consuetudine del tempo di ispirarsi al modello dell’Odigitria, la Madonna Nera più diffusa.
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Bari romantica al chiaro di luna
Il capoluogo pugliese è bellissimo illuminato dalle luci della sera

L'illuminazione notturna del lungomare è, infatti, qualcosa di estremamente suggestivo. I lampioni in stile liberty creano un'atmosfera accogliente sottolineano la bellezza di uno dei lungomare più lunghi d'Europa dal quale si gode di una vista meravigliosa a qualunque ora del giorno. Una vista che si fa ancora più romantica e scenografica dal muretto del Fortino, anticamente adibito a zona di quarantena, ma oggi bellissimo e romantico nella sua splendida posizione affacciata sul mare, facilmente raggiungibile seguendo una piccola salita subito dopo Piazza Mercantile.
Le luci della sera donano un fascino speciale anche a Bari Vecchia e soprattutto alla Basilica di Sn Nicola che, dopo il tramonto, dona un colpo d'occhio davvero speciale. E' il punto di partenza ideale per trascorrere una piacevole serata barese. Attorno alla basilica, infatti, sono disseminati locali per tutti i gusti, molti dei quali dotati di splendida vista sul mare, nei quali fare le ore piccole conquistati dalle frizzanti atmosfere della città. Ma per chi, invece, preferisse la quiete e le atmosfere più intime e raccolte, gli alberi del Parco 2 Giugno, a due passi dal centro, saranno la cornice perfetta per una passeggiata caratterizzata dal silenzioso contatto con la natura. La vista che si gode dal parco, inoltre, è davvero speciale. Non meno speciale lo scenografico Castello Svevo che si erge tra la Città Vecchia e il Quartiere Murat che, grazie al suo sorprendente stato di conservazione, dona realmente la sensazione di fare un tuffo in un passato lontano.
Ma i modi per sorprendere la propria dolce metà a Bari sono davvero tantissimi. Ed uno dei più romantici è la visita al meraviglioso Planetario, il più grande del sud Italia ed uno dei più sofisticati d'Europa, dove si potrà prendere parte a spettacoli ed eventi che prevedono anche la possibilità, nelle giornate più limpide, di ammirare la volta celeste con il telescopio. In fondo a chi non piace tenersi per mano al cospetto di una meravigliosa notte stellata.
Palazzo Simi
E' uno dei gioielli di Bari Vecchia ed ospita anche un centro espositivo

Dimora aristocratica della seconda metà del Cinquecento, prende il nome dalla nobile famiglia Simi de Burgis, che lo acquistò nel 1670 e lo abitò fino agli inizi del Novecento. E’ stato costruito sui resti di una chiesa bizantina del X secolo dedicata a San Gregorio de Falconibus, di cui rimane un’interessante decorazione parietale nella parte inferiore dell’abside centrale dove si distinguono figure frammentarie di quattro Padri della Chiesa in abiti vescovili riccamente decorati e dai vividi colori, che spiccano sul campo blu del fondale. In profondità, a circa 2,50 metro rispetto al livello della strada, si trova l’area archeologica a cui si accede attraverso la scala che costeggia l’antico forno del palazzo. Palazzo Simi è stato edificato insieme ad altri edifici nobili e imponenti, di stile rinascimentale e “catalano”. Tra le loro caratteristiche si riscontrano prospetti con colonne su basamenti decorati da figure zoomorfe, medaglioni raffiguranti i fondatori della città e i simboli del potere, logge con balaustre, balconi con modiglioni, ampie finestre sormontate da archi, bifore e timpani con epigrafi.
Nel corso dei secoli l’edificio subì una serie di miglioramenti, in particolare sul prospetto di strada Sagges, mantenendo la sua integrità sino agli inizi del Novecento, quando venne venduto e suddiviso in più proprietà. Fu solo nel 1973 che il palazzo, in condizioni di avanzato degrado, venne espropriato e acquisito dal demanio pubblico, mentre a partire dagli anni Ottanta vennero avviati gli interventi di restauro. Dall’esterno, infatti, si nota come la struttura sia il risultato dell’aggregazione di più palazzi rinascimentali, che, con tutta probabilità, in origine erano torri medievali unite tra loro da archi. Oltre ai resti della chiesa bizantina nei sotterranei è possibile vedere cosa rimane di una casa romana scoperta durante i lavori di restauro.